“La Favola della
pelle e della rosa” di Giampiero Cicciò
Regia di Giampiero Cicciò
“Lo spettacolo
parlando di un tema scottante lo trasforma in
suggestione fantastica… A turno il gioco delle
invenzioni di Cicciò conduce ognuno alla morte,
finché parrebbe sopravvivere proprio quello che
era il più prossimo ad andarsene… e in questo
favolistico spettacolo che gioca con gli eventi
più tremendi vediamo la sicura impronta di un
nuovo autore”.
Maricla Boggio (Primafila)
Uno scenario
di vita e di morte nel quale il protagonista
stanco del mondo crea poesie e favole ciniche
come quella della pelle e la rosa… Smarrimento e
impotenza si trasformano in un cinismo radicale…
Giampiero Cicciò abile a guidare le emozioni
profonde dei personaggi”.
Sergio Di Giacomo (Gazzetta del Sud)
“La favola di
Cicciò per parlare di Aids… La nuda verità del
dramma umano è ciò che più interessa… pur nei
suoi paradossali risvolti burleschi… la
sofferenza fisica e morale… indirizzata poi
nelle battute conclusive a un lieto fine
spavaldamente ironico”.
Aggeo Savioli (l’Unità)
“Un testo che
è più uno studio sottile e profondo della
tematica del dolore, o meglio, del particolare
rapporto che lega ogni uomo alla sua malattia.
Una traduzione drammatica del temporaneo e
dell’evanescente, ma anche, a tratti,
dell’assoluto e del reale che rivela il senso
della difficoltà tragica che si incontra nel
diventare consapevoli del proprio io nello
spietato processo di distruzione, ma che è
ancora rinnovamento che si attua nel tempo
circoscritto della malattia… La parola tracima,
inonda, travolge la scena, stordisce, ammalia e
percuote… Applausi convinti del pubblico
presente”.
Maria José Di Marco (L’Isola)